Ieri me ne andavo sbarazzino per la città armato di macchina fotografica, osservando di qua e osservando di là, osservando la mole di turisti in continuo aumento e poi l’autobus si è fermato quasi offeso, c’era un incidente, un maledetto incidente.
Scendo, cammino, guardo in giro, qualche foto, c’è vento e io odio il vento, e poi mi immergo in qualche via che reputo interessante.
Continua il vento, quindi mi stufo. Fotografo un banco di fiori e il padrone mi dice “eins euro fur bilder” (1 euro per le foto) o qualcosa del genere, io scatto, lo guardo sorridendo e proseguo nella mia passeggiata senza meta alcuna.
Prendo la S-BAHN verso lo Zoo, dove c’è Bao Bao, il panda in cattività più vecchio del mondo. Scendo e mi trovo immerso in una marea di tifosi con sciarpe e bandiere gialle. Dimenticavo, anche magliette. Alcuni erano ultrà, invece tutti erano sbronzi andanti. Ad un tratto mi trovo in mezzo alle due opposte fazioni, i gialli e i rossi, questi ultimi del Monaco. Scusate l’ignoranza calcistica.
Non è successo nulla, si sorridevano. Il mondo sta andando a scatafascio. Che senso ha essere ultrà senza poi fare a botte? Nessuno, e non mi venite a dire che si rovina lo sport. E’ molto più importante il fenomeno degli ultras di uno stupido sport. Non ci piove.
Morale della favola: nulla.
Ci ho messo un’ora a tornare a casa, ma tant’è
chi è il genio che ha composto il quartetto di uccellini urlanti pietrificati?
Era in un mercatino, un uomo tozzo coi capelli bianchi ricci sparati in aria, se ripasso un sabato in quella zona prendo il biglietto da visita